La campagna non ha raggiunto il suo obiettivo ma ha partecipato al movimento per una moda equa
Anche se non ha raggiunto il milione di firme necessarie per chiedere una risposta ufficiale da parte della Commissione Europea, il numero di firme conferma che l’impatto dell’industria tessile sui diritti umani dei suoi lavoratori è un problema che mobilita un numero crescente di persone. Fino a poco tempo fa, il salario dignitoso per i lavoratori del settore abbigliamento era raramente al centro dell’opinione pubblica quando si parlava di impatto dell’industria della moda e non è stato quasi mai incluso nelle politiche pubbliche volte a rendere il settore più sostenibile.
Da luglio 2022 la Campagna Good Clothes Fair Pay ha coinvolto più di 50 Organizzazioni non governative europee e sindacati e migliaia di persone (studenti, attivisti, consumatori, membri del Parlamento Europeo, ricercatori, influencer, brand di moda sostenibile e non solo).
Nel corso di un anno di campagna, Fairtrade ha lavorato con studenti e influencer per far conoscere la petizione a un’ampia audience. Il movimento ha anche organizzato mobilitazioni sulle strade di Parigi e Stoccolma per il Black Friday (il 25 novembre) per far crescere la consapevolezza dei consumatori su cosa si nasconde dietro gli sconti aggressivi dei brand e durante la Fashion Revolution Week (alla fine di aprile) per chiedere accelerare la rivoluzione verso una moda lenta. Ora che l’iniziativa dei cittadini europei si è conclusa, la campagna continuerà in un altro modo e continuerà a raccogliere il supporto dei cittadini.