Che differenza c’è tra e Fairtrade e “fair trade”? Perché alcuni prodotti si dichiarano di “commercio equo” ma non hanno il marchio di certificazione Fairtrade?
Fairtrade (tutto attaccato) indica in tutto il mondo il Marchio di certificazione etica FAIRTRADE, quello di cui ci occupiamo noi.
“Fair trade” (staccato) è traduzione di “commercio equo” ma non indica in nessun modo la certificazione terza e indipendente simboleggiata dal Marchio FAIRTRADE.
Non tutti i prodotti equosolidali recano il Marchio FAIRTRADE. Parliamo dei prodotti provenienti da alcune “centrali di importazione” storiche del commercio equo e solidale che hanno scelto di non avvallarsi di una certificazione esterna e indipendente per i loro prodotti. La certificazione Fairtrade è infatti volontaria.
Se un prodotto si dichiara del “commercio equo” ma non reca il marchio Fairtrade, né proviene dalle “centrali di importazione”, non lo acquistare, si tratta di un falso.
Come fate i controlli?
All’interno del circuito Fairtrade la verifica del rispetto degli Standard è affidata a FLOCERT, un’azienda indipendente certificata ISO 65 (la norma di qualità riconosciuta a livello internazionale per le realtà operanti nei sistemi di certificazione di prodotto). FLO-CERT è conforme alla norma in tutte le operazioni di certificazione ed è soggetta a controlli esterni da parte dell’ente di accreditamento tedesco DAkkS.
La certificazione richiede la compresenza di processi rigorosi, valutazione del rischio e auditor preparati. Tuttavia la sfida più grande è il monitoraggio: nessun ente di certificazione può assicurare la presenza in loco di ispettori 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, ragione per cui una relazione di fiducia tra produttori e trader è fondamentale. Solo lavorando insieme a stretto contatto si possono minimizzare i rischi legati alle filiere di produzione.
Gli auditor di FLOCERT sono esperti nel loro campo. Hanno una stretta familiarità con le realtà dei paesi soggetti al loro controllo e le situazioni specifiche dei settori che trattano. Allo stesso tempo, sono a conoscenza degli elementi più critici inclusi negli Standard Fairtrade e ricevono periodicamente una formazione specifica per identificare e attenuare rischi di non conformità. FLOCERT inoltre osserva una politica di rotazione degli auditor, tale per cui gli operatori non possono essere assegnati per più di tre volte consecutive allo stesso soggetto del sistema Fairtrade.
Secondo la procedura una non-conformità relativa a quelli che sono considerati i principi cardine di Fairtrade o ai principi chiave assunti dalle Convenzioni ILO può portare alla sospensione e successivamente alla decertificazione dell’azienda/organizzazione.
I prodotti certificati Fairtrade sono più costosi di quelli non Fairtrade?
È quasi un luogo comune che i prodotti certificati Fairtrade siano per forza più costosi ma non è così se confrontati con prodotti simili e di uguale qualità. Ti ricordiamo che a volte dietro prezzi troppo bassi si nascondono mancato rispetto del lavoro degli agricoltori e sfruttamento della natura.
I prodotti certificati Fairtrade contengono olio di palma?
Sulle confezioni di cioccolato, biscotti, gelati e dessert, etc. il Marchio FAIRTRADE indica che almeno il 20% degli ingredienti proviene da organizzazioni di produttori certificati. Il marchio può quindi essere applicato, ad esempio, a una barretta di cioccolato in cui cacao e zucchero certificati sono almeno il 20% degli ingredienti.
In questi casi, la certificazione assicura che siano stati rispettati i diritti dei lavoratori e sia pagato il prezzo minimo rispetto alle materie prime per le quali sono stati elaborati gli Standard internazionali Fairtrade (ad esempio caffè, cacao, banane, zucchero).
Attualmente ci sono in commercio dei prodotti che riportano il Marchio FAIRTRADE e che contengono olio di palma. Questo perché, in generale, la scelta degli ingredienti da utilizzare nelle ricette dipende esclusivamente dalle aziende produttrici, per quanto vi sia da parte nostra l’invito ad utilizzare quanto più possibile materie prime da filiere sostenibili.
Fairtrade non ha ancora elaborato uno Standard per l’olio di palma perché alcune ricerche condotte indicano che, in base alle esigenze dei produttori e del mercato, è necessario concentrare il nostro sforzo su altri prodotti.
Siamo consapevoli dei rischi collegati alla produzione dell’olio di palma, ma riteniamo che negare la certificazione ad alcuni prodotti a causa della sua presenza nelle ricette metterebbe duramente alla prova le condizioni di tanti piccoli produttori che, grazie al circuito, beneficiano di una più alta qualità della vita.
In ogni caso, il nostro lavoro di ricerca è in continua evoluzione e non escludiamo che vi siano degli aggiornamenti in futuro.
Che cosa si intende con “mass balance” o “bilancio di massa”?
In alcuni casi, nelle filiere dello zucchero, del cacao, dei succhi d’arancia e del tè, al momento del raccolto c’è la possibilità per gli agricoltori di conferire il prodotto ad aziende che lo preparano per l’esportazione in tempi brevi, e lo lavorano, in alcuni casi, senza separarlo da quello ricevuto da agricoltori non Fairtrade.
Solo poche cooperative dispongono dell’attrezzatura necessaria per una lavorazione autonoma. Per le altre, una trasformazione separata in fabbriche “dedicate” comporterebbe dei costi aggiuntivi troppo alti e di conseguenza renderebbe i prodotti troppo cari, ponendoli fuori mercato, senza alcun beneficio per le organizzazioni stesse.
In altri casi, invece, anche nei Paesi più sviluppati, gli impianti di trasformazione del prodotto finale (cacao, zucchero) lavorano a ciclo continuo o richiedono trasformazioni complesse. Questo porta a mescolare, in fase di lavorazione, lotti Fairtrade con quelli non Fairtrade. Anche in questi casi la separazione fisica dei singoli lotti di produzione o l’impiego di cisterne “dedicate”, aumenterebbe ulteriormente i costi di produzione.
Il “bilancio di massa” (o mass balance) è un’operazione legata ai “passaggi” della materia prima lungo alcune filiere, che non intacca in nessun modo la tracciabilità documentale dei prodotti e i benefici di cui gli agricoltori godono grazie al sistema Fairtrade: il pagamento del prezzo equo e del premio Fairtrade in base alle quantità di prodotto conferite dai produttori sono sempre garantiti.
Un esempio aiuta a chiarire il concetto: chi produce energia fotovoltaica con un impianto domestico sa che la corrente che effettivamente utilizza nella propria abitazione proviene dalla rete. Ma nella rete confluisce energia ottenuta sia da fonti tradizionali che pulite, grazie ad un sistema di compensazione. Il fatto che poi la corrente dell’utenza domestica non sia necessariamente quella “pulita” prodotta dall’impianto non è un freno allo sviluppo del settore green.
Il bilancio di massa è una pratica molto diffusa nelle filiere sopra menzionate. Per trasparenza Fairtrade invita i partner commerciali alla segnalazione sulle confezioni anche se non vi sono obblighi di legge in proposito. Ma in prodotti di terzi potrebbe essere utilizzato anche se non esplicitamente dichiarato.
Perché non certificate l’artigianato?
Il sistema Fairtrade è stato progettato principalmente per le “commodity”, ovvero le materie prime necessarie alla sopravvivenza dell’uomo e al suo benessere. È difficile standardizzare l’artigianato che per sua natura è unico, realizzato con materiali sempre diversi, dai costi variabili.
Come si sostiene economicamente FLOCERT?
Qualsiasi ente di certificazione fonda il proprio sostentamento economico sul fatto che un cliente versi un corrispettivo affinché vengano eseguiti i controlli lungo la filiera. Questo implica di necessità che FLOCERT svolga attività d’impresa: FLOCERT è inquadrata come Gmbh tedesca, e come tutte le imprese ha costi e ricavi (fatturato), e un risultato d’esercizio.
Ciononostante, la valenza sociale e il fine non lucrativo delle attività di FLOCERT sono assicurate dal suo accreditamento come “Impresa Sociale”. Tale accreditamento riconosce che FLOCERT utilizza utili e profitti per produrre un impatto positivo a livello sociale e ambientale. L’accreditamento è condotto da parte di Social Enterprise Mark , l’unica autorità deputata a controllare in modo indipendente le Imprese Sociali.
Fairtrade International detiene le quote di capitale sociale di FLOCERT Gmbh: questo è il motivo per cui l’utile di esercizio di FLOCERT viene distribuito a Fairtrade International.
È importante sottolineare che, come un’impresa sociale accreditata, l’utile netto di FLOCERT nel 2016 è stato circa il 2 per cento del fatturato aziendale.
Chi controlla che le procedure di FLOCERT siano svolte correttamente, in maniera indipendente e credibile?
L’indipendenza e l’imparzialità di FLOCERT, nella teoria e nella pratica, sono verificate e garantite dal DAkkS, ente nazionale tedesco di accreditamento degli enti di certificazione (analogo ad ACCREDIA in Italia), attraverso regolari attività di ispezione e controllo. FLOCERT infatti è accreditato secondo le norme europee e risponde agli Standard ISO per gli Enti di Certificazione di prodotto (ISO 17065).
Le organizzazioni accreditate presso gli enti nazionali come il DAkkS in Germania, o ACCREDIA in Italia, devono operare in conformità a requisiti di indipendenza, imparzialità, qualità e trasparenza.
Devono avere un sistema di governance e una struttura finanziaria indipendenti, e sono tra l’altro obbligati ad individuare ed analizzare eventuali rischi alla propria imparzialità e a dimostrare come questi rischi vengono eliminati.
In particolare devono assicurare che l’operato di soggetti terzi con cui sono collegati o degli enti che ne detengono le quote sociali, non comprometta l’imparzialità delle proprie attività di certificazione.
L’influenza di Fairtrade International su FLOCERT è quindi regolamentata.
La conformità a tali requisiti viene per l’appunto verificata dall’ente di accreditamento, e, ad oggi, a FLOCERT non è mai stata rilevata alcuna anomalia sia in materia finanziaria sia in qualsiasi altro aspetto legato alla propria indipendenza di operato.
Un prodotto realizzato con più ingredienti, anche non Fairtrade, può recare comunque il Marchio?
Un prodotto realizzato con più ingredienti può recare il Marchio di certificazione FAIRTRADE se sono Fairtrade tutti gli ingredienti che possono essere certificabili, e se il totale degli ingredienti Fairtrade che lo costituiscono raggiunge almeno il 20% in relazione al peso complessivo (o volume). L’acqua o i latticini aggiunti possono essere esclusi dal calcolo se rappresentano più di metà del volume complessivo. È il caso ad esempio di biscotti, tavolette di cioccolato, yogurt e altri prodotti.