Fairtrade e l’agenda per l’equità
È uscito l'ultimo rapporto annuale di Fairtrade International: tutte le iniziative, i progetti e i risultati raggiunti verso una maggior equità nelle filiere globali
Continua a leggerePer la maggior parte delle persone mangiare cioccolato significa concedersi un momento di piacere. Ma per milioni di piccoli agricoltori che producono la maggior parte del cacao mondiale è solo sinonimo di povertà.
Secondo una ricerca recente di Fairtrade International, il reddito medio di una famiglia di coltivatori di cacao in Costa d’Avorio – il Paese che più di ogni altro al mondo lo produce – è solo di 2.707 dollari l’anno, una cifra pericolosamente vicina alla soglia di povertà di 2.276 dollari. La ricerca ha scoperto che di oltre 3000 famiglie, solo il 12% vive con un reddito dignitoso.
Se vogliamo il meglio per il futuro del cioccolato, dobbiamo lavorare affinché tutti possano beneficiarne – dal piccolo agricoltore dell’Africa occidentale al bambino che condivide la sua tavoletta con l’amico.
Si stima che un americano medio consumi più di 4 kg di cioccolato l’anno; il mercato del cioccolato ha raggiunto i 17,6 miliardi di dollari nel 2016. I grandi volumi e la continua crescita sono stati una pacchia per le aziende in giro per il mondo, ma molto meno per un numero compreso tra 40 e 50 milioni di agricoltori e le loro famiglie, la cui sopravvivenza dipende dal cacao.
La ricerca di Fairtrade è stata inclusa nel recente Cocoa Barometer 2018, pubblicato ogni due anni da un consorzio di organizzazioni della società civile. La portata e la dimensione dei problemi in questo settore è sconvolgente: nelle sole Costa d’Avorio e Ghana, si stima che siano 2,1 milioni i bambini impiegati nel pericoloso lavoro nei campi. La famiglia media di coltivatori di cacao in Costa d’Avorio guadagna solo il 37% di un reddito dignitoso. L’età media di un agricoltore in Ghana – il secondo maggior paese produttore – è di 52 anni, e pochi giovani ritengono attraente l’agricoltura.
Eppure, la nostra ricerca ha dimostrato che il cacao continua ad essere la migliore tra le poche opzioni a disposizione dei piccoli coltivatori. In Costa d’Avorio, che produce il 40% di tutto il cacao, non ci sono alternative che diano agli agricoltori dei redditi relativamente stabili e la possibilità di essere sicuri della proprietà della propria terra. Ma basare la proprio sopravvivenza sulla “meno peggio” delle opzioni raramente ha portato a buoni affari.
Il Cocoa Barometer evidenzia un fallimento sistemico nel commercio del cacao: il rischio economico è stato costantemente spinto verso il basso della filiera, causando uno sforzo insostenibile per i fragili redditi degli agricoltori. La povertà che ne risulta porta con sé numerose implicazioni: bambini costretti al lavoro nei campi per aiutare le loro famiglie; deforestazione incontrollata di aree protette nel disperato tentativo di strappare terra per la coltivazione del cacao. Una popolazione di agricoltori sempre più anziani, con scarso ricambio generazionale.
L’industria è consapevole di queste sfide e negli anni scorsi ha risposto lavorando sul miglioramento della produttività e sulla diversificazione delle colture. È vero, sono passi importanti. Mediamente un’azienda agricola della Costa d’Avorio raccoglie metà di quello che potrebbe ottenere con una buona formazione, dei fertilizzanti e altre risorse. La diversificazione delle colture aiuta le famiglie a diminuire la loro dipendenza da un solo prodotto.
Ma la nostra ricerca dimostra che, anche se i produttori triplicassero i loro raccolti, ancora non raggiungerebbero un reddito dignitoso. Questo focus sulla produttività porta più benefici ai trader e a i consumatori che agli agricoltori. Lo scorso anno i produttori hanno visto i prezzi del cacao, già molto bassi, scendere ancora del 36%. Alle radici dei problemi del cacao c’è il prezzo con cui vengono pagati i produttori.
Fino a poco tempo fa, il prezzo è stato un argomento tabù nell’industria del cacao; il mercato non può sbagliarsi. Il Cocoa Barometer mostra che le altre soluzioni sono state inefficaci – l’unico intervento importante ancora possibile è quello sul prezzo. Se vogliamo che l’industria del cacao prosperi, dobbiamo essere disposti a pagare i coltivatori di più per il rischio che si assumono come imprenditori. Significa un prezzo che consenta loro di mandare i figli a scuola, proteggere l’ecosistema locale e che renda il cacao un’opzione percorribile per i giovani.
Noi di Fairtrade stiamo lanciando una nuova strategia sul cacao che metta le basi verso il reddito dignitoso, attraverso un approccio che includa produttività, efficienza dei costi e vendite secondo i termini Fairtrade. Fairtrade è l’unica certificazione che richiede alle aziende di pagare almeno un Prezzo minimo e il Premio. Ora siamo impegnati a sviluppare un nuovo modello di determinazione dei prezzi che abbia come riferimento i livelli di reddito dignitoso. Lo scorso anno le vendite di cacao certificato Fairtrade sono cresciute di altre il 25% raggiungendo più di 13 milioni di tonnellate. E nonostante rappresenti solo una parte del mercato totale del cacao, questa grande crescita dimostra che i consumatori sono pronti e disposti ad acquistare cioccolata che faccia bene anche ai coltivatori. Pensiamo che gli amanti di cioccolato di tutto il mondo possano spingere in favore di un reddito dignitoso per i produttori.
La prossima volta che acquisti cioccolata, fermati un attimo nella corsia del supermercato e rifletti sulla provenienza di quello che ti fa stare così bene. Cerca le opzioni Fairtrade, che pagano un miglior prezzo ai coltivatori. E chiediti: sono disposto a pagare il vero valore della cioccolata? Perché sappiamo già che i coltivatori stanno dando tutto ciò che hanno.
Di Hans Theyer, direttore esecutivo di Fairtrade America (pezzo pubblicato sul Washington Post, traduzione Ufficio comunicazione Fairtrade Italia)