Dolce Pasqua con Fairtrade
Anche quest’anno decine di deliziose proposte realizzate con cacao acquistato nel rispetto delle persone e dell’ambiente
Continua a leggereLa revisione mette insieme le sfide del mercato del tè a regole più ferree per proteggere i diritti e le condizioni dei lavoratori.
Il tè è una delle bevande più popolari al mondo e molte persone lo bevono quotidianamente. I diversi nomi suggeriscono luoghi di origine e sfondo – Oolong, Rooibos, Darjeeling, Ceylon – ma molti di coloro che bevono il tè sanno poco di come viene coltivato e da chi.
La maggior parte del tè cresce in aziende agricole su larga scala, conosciute come estates o piantagioni: India, Sri Lanka e Kenya sono i maggiori paesi produttori a livello mondiale. In questi Paesi, vivono circa 320.000 contadini e soci delle cooperative certificate Fairtrade e più di 59.000 lavoratori che operano in estates certificate Fairtrade.
Sfortunatamente, a causa delle origini coloniali della produzione in India e Sri Lanka, le tenute odierne risentono ancora di questa eredità, a dispetto del fatto che le leggi di oggi stanno migliorando alcuni aspetti, come ad esempio la possibilità di iscriversi ai sindacati. La maggior parte dei lavoratori vive all’interno delle piantagioni in abitazioni di proprietà di chi li assume: sono persone che discendono da un succedersi di generazioni che hanno lavorato nelle stesse terre.
I problemi nelle piantagioni di tè riguardano le case, l’igiene, la scarsa consapevolezza che i lavoratori hanno dei loro diritti e il fatto che hanno poca voce in capitolo, e salari troppo bassi. Per esempio, le donne rappresentano una percentuale significativa della forza lavoro nel settore in India, ma ancora incontrano ostacoli nella partecipazione alle riunioni dei sindacati o nel difendere i loro diritti.
A seguito di un ampio processo di consultazione con produttori, lavoratori, aziende di commercializzazione, imprese e ricercatori abbiamo aggiornato gli Standard Fairtrade sul tè per venire incontro alle urgenti necessità dei lavoratori.
Lo Standard richiede che le organizzazioni abbiano una politica di genere, vietano il lavoro forzato e la violenza, migliorano i sistemi di monitoraggio e di rimedio. In più, alle imprese viene richiesto di garantire ai giovani condizioni di lavoro determinate e specifiche.
Ora lo Standard per il tè comprende caratteristiche specifiche più stringenti per quanto riguarda gli standard abitativi e i servizi igienici con nuove regole per assicurare una analisi delle condizioni abitative e di lavoro.
E’ prevista l’entrata in vigore di un Comitato per la conformità alle regole Fairtrade nelle piantagioni con l’obiettivo di dare più spazio alle istanze dei lavoratori nel processo di certificazione e in dialogo con il management sul rispetto degli Standard Fairtrade.
Per le organizzazioni di piccoli produttori, sono stati aggiunti requisiti di trasparenza per assicurare che ricevano il pagamento del Premio Fairtrade con effetto retroattivo, se del caso, come quando i commercianti acquistano tè a condizioni convenzionali, ma successivamente sono in grado di venderlo a condizioni Fairtrade.
Anche se abbiamo ora regole più stringenti, dobbiamo sottolineare che c’è molto lavoro da fare per colmare il divario verso un salario dignitoso per molte origini in cui si lavora il tè, specialmente in Assam. Le situazioni specifiche a livello locale e il fatto che il tè Fairtrade sia una porzione molto piccola della produzione complessiva delle piantagioni contribuisce a rendere difficile questa sfida.
Sappiamo che ci sono molte cose da cambiare in tutto il settore del tè e per questo chiediamo di lavorare con i partner commerciali, il governo e la società civile per garantire che ogni attore nel settore del tè faccia la sua parte nel raggiungere la sostenibilità, il rispetto dei diritti dei lavoratori e un livello di vita dignitoso per loro.