La nuova Dichiarazione dei diritti dei contadini approvata dall'Onu

I contadini di tutto il mondo si sono uniti chiedendo alle Nazioni Unite una Dichiarazione ufficiale che riconoscesse i loro diritti e li proteggesse dalle ingiustizie sociali e ambientali: e l’Onu ha risposto con un sì. Lo scorso 19 novembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la prima Dichiarazione dei diritti dei contadini e delle persone che lavorano in ambito rurale, frutto del lavoro di pressione di migliaia di agricoltori di tutto il mondo, in particolare provenienti dai Paesi in via di sviluppo ma non solo.
E’ significativo che, scorrendo tra gli articoli della carta, i primi punti riguardino il riconoscimento dei diritti umani di base, come a ribadire che nella lunga catena del cibo, coloro che contribuiscono a sfamare il pianeta (il 70% del cibo che consumiamo a livello mondiale) non vengono rispettati nei loro bisogni di base: libertà individuale, libertà di associazione e di appartenenza sindacale, divieto di discriminazione, parità di genere, divieto di sfruttamento del lavoro minorile, diritto a ricevere una formazione e ad accedere a programmi di sviluppo, diritto ad autodeterminarsi nel rispetto del proprio ambiente di vita, delle proprie scelte di coltivazione, diritto alla salute e a prevenire ogni forma di malattia professionale causata dall’uso di pesticidi e agrochimici.
Sono proprio molti dei requisiti di base previsti dagli Standard Fairtrade di cui i contadini hanno bisogno, piegati spesso dallo sfruttamento e dagli effetti devastanti dei cambiamenti climatici.
Ma la Dichiarazione tocca anche altri punti cruciale come il diritto alla proprietà della terra, i diritti dei contadini migranti, la protezione dei bambini e delle famiglie rurali, il sostegno alla lotta e all’adattamento al cambiamento climatico.
Ora la Dichiarazione è in attesa dell’approvazione formale, che ci sarà in dicembre, e delle misure di implementazione. Uno dei nodi centrali sarà il diritto all’accesso alle sementi (articolo 19) su cui le grandi multinazionali dei brevetti hanno giocato un ruolo cruciale: saranno disposte a cedere il passo di fronte a un documento politico che dovrebbe indirizzare le politiche nazionali e internazionali di appoggio a un settore così cruciale?
 
 
 

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