LA TRAPPOLA DEL PREZZO
Un’altra osservazione di Tielbeke riguarda il differenziale di costo. Tra convenzionale e bio, tra unfair e fair, tra gasolio ed elettrico, alcune scelte di sostenibilità appaiono molto pesanti per il portafoglio.
Qui potrebbe aprirsi un grande dibattito. Nel settore della Grande Distribuzione Organizzata sono le grandi catene a tenere il coltello dalla parte del manico: a “fare” i prezzi e quindi a conservare per sé la fetta di guadagno maggiore in percentuale sul prodotto venduto. Il criterio è quello della domanda e dell’offerta: quante più persone chiedono prodotti sostenibili, quanto più il prezzo si abbassa. Ce ne accorgiamo molto banalmente visitando un supermercato qualsiasi nel nord Europa, dove in generale tutti i prodotti cosiddetti green costano meno rispetto all’Italia perché i consumi sono più diffusi tra la popolazione. Tuttavia, per quello che riguarda Fairtrade nello specifico, la presenza dei prodotti in tutte le maggiori catene della distribuzione italiana e nei discount, ha notevolmente ampliato le possibilità di scelta, sia tra le referenze che a livello di prezzo.
Fatto salvo che è compito di tutti noi cittadini pretendere sempre di più dai rappresentanti politici e dalle aziende, come insiste Tielbeke, cosa resta da fare a chi, nel suo piccolo, vuole contribuire a sostenere filiere virtuose anche dal punto di vista sociale ed ambientale?
Può sembrare poco, ma continuare con la propria spesa quotidiana a privilegiare prodotti sostenibili può fare davvero la differenza per migliaia di persone che dall’altra parte del mondo ne dipendono. Ce lo dicono i produttori e i lavoratori stessi. Sicuramente, non è l’unica cosa che si può fare. Forse ci serve meno utopia e più pragmatismo.