Fairtrade per il ventennale del Forum del Terzo settore

Il Forum del Terzo settore ha festeggiato a Roma i suoi vent’anni con una partecipata assemblea, e proprio la partecipazione, il “vento di partecipazione”, è stato il filo conduttore dell’analisi su quello che il Forum (che rappresenta quasi la metà dei 300mila enti non profit censiti dall’Istat) e il Terzo settore nel suo insieme, sono stati e saranno.
Ma perché è così importante parlare di partecipazione? Non è sufficiente fare le cose? Non è già abbastanza che qualcuno faccia?
Abbiamo definito all’inizio il Terzo settore per sottrazione: non è Stato, non è mercato. Oggi lo riconosciamo come un attore dello sviluppo, non solo economico, e come uno strumento per il superamento delle disuguaglianze, nonostante i programmi elettorali e le pubblicità patinate promettano benessere per tutti e che nessuno sarà lasciato indietro o sarà escluso.
Per superare le disuguaglianze, talvolta costruiamo comunità per proteggerci, per isolarci, per escludere, invece di consolidare legami, in cui eleviamo muri per proteggerci dal vento che soffia, invece di issare le vele. Il ruolo del Terzo settore è decisivo, perché  cruciale è il ruolo delle persone, che scelgono, che si rimboccano le maniche, che si mettono in gioco …e partecipano attivamente e consapevolmente.

Il futuro è l’economia sociale

Questi dieci anni di crisi economica, di palesata incapacità delle politiche liberiste di garantire benessere e prosperità per tutti, mostrano con ancora più forza che il futuro dell’economia o è sociale, o semplicemente non è. E il Terzo settore non è il luogo di riparazione dei danni che la società e il mercato hanno prodotto e continuano a produrre, ma può essere invece davvero lo strumento che cambia la società e il mercato. Molti anni fa, entrando nel Forum, Fairtrade ha portato il commercio equo all’interno di questo ambito.
Perché con le altre organizzazioni condividiamo gli obiettivi, favorendo la conoscenza e la consapevolezza da parte del cittadino/consumatore dell’importanza e dell’impatto delle proprie scelte di consumo e li decliniamo nei Paesi in via di sviluppo, per garantire giustizia e diritti a coloro ai quali sono stati ampiamente negati.

La funzione pubblica del Terzo Settore

Oggi la riforma legislativa del Terzo settore, il cui quadro si completerà nei prossimi mesi con la pubblicazione dei numerosi strumenti attuativi ancora mancanti, riconosce finalmente la funzione pubblica del Terzo settore: non residuale, non per sottrazione. Non sarà lo Stato a concedere qualcosa al Terzo settore, al cittadino organizzato, al cittadino che partecipa in prima persona, ma riconoscerà il Terzo settore come strumento per perseguire il “bene comune” e per “elevare i livelli di coesione e protezione sociale”. Una riforma che riconosce esplicitamente il commercio equo, nelle sue diverse articolazioni, tra le “attività di interesse generale” esercitate dagli enti del Terzo settore.

Il commercio equo “fa”

Si completa così idealmente un percorso iniziato più di vent’anni fa, quando le stesse organizzazioni che avrebbero dato vita al Forum del Terzo settore, costituirono quello che oggi è Fairtrade Italia.
E l’assemblea del ventennale del Forum ha accolto anche il messaggio di saluto di Nuccio Iovene, primo Presidente di TransFair/Fairtrade Italia, che del Forum fu uno dei fondatori. Possiamo davvero, come in tanti ormai sostengono, cambiare l’economia internazionalizzando il capitale sociale e umanizzando la globalizzazione?Possiamo davvero costruire un’azione dal basso che sostenga e sostanzi l’obiettivo ambizioso che i governi si sono dati di raggiungere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, i 17 SDGs dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite?
Noi lo facciamo già tutti i giorni, costruendo e sostenendo strumenti che concilino l’azione economica con l’interesse sociale: questo è il commercio equo.
Giuseppe Di Francesco, presidente di Fairtrade Italia

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