Oro etico: un passo avanti verso un futuro sostenibile
L’oro ancora oggi accompagna i momenti più importanti della nostra vita. Ma che cosa si nasconde dietro l’estrazione di questo metallo?
Continua a leggereProvate a immaginare una situazione nella quale un territorio come quello compreso tra Amsterdam e Roma sia colpito da inondazioni, smottamenti del terreno, instabilità, frane e piogge torrenziali. E che questi fenomeni risalgano per la Croazia e arrivino fino a Monaco. Ecco, questa è la portata del disastro ambientale che sta affrontando in questo momento il Perù.
Dalla fine di gennaio, si sta verificando il fenomeno del “Niño Costero”, ossia un innalzamento spropositato della temperatura delle acque dell’Oceano Pacifico concentrate nella zona costiera peruviana. Questo fenomeno porta piogge forti e tempeste, con conseguenti inondazioni, cedimenti del terreno e altre manifestazioni meteorologiche associate, come venti forti, grandinate, perturbazioni elettriche con fulmini che quasi quotidianamente si scatenano al tramonto in forma apocalittica, a volte alternate a neve. La situazione si aggrava di giorno in giorno.
Secondo gli ultimi dati forniti dalla protezione civile peruviana, il bilancio è tragico, sia in termini di vite umane che di devastazione del territorio: 162 morti, 48.000 abitazioni distrutte e inabitabili, 519.000 abitazioni danneggiate, 57.000 ettari di coltivazioni perduti, 1.928 istituzioni educative compromesse e 1.639.000 persone colpite in totale, direttamente e indirettamente. A questi numeri, purtroppo, bisogna aggiungere tutte le conseguenze indirette: il collasso del sistema fognario nelle regioni del nord più colpite, Piura (a circa 1.100 chilometri a nord di Lima) e Lambayeque (circa 980 km a nord della capitale); più di 962.000 persone con necessità di assistenza alimentare; la diffusione di focolai della febbre dengue (dovuti al ristagno delle acque dove proliferano le zanzare portatrici della malattia) e di malattie diarroiche; e, purtroppo, anche l’aumento del tasso di criminalità.
Paradossalmente, appena le piogge finiranno, mancherà l’acqua anche per l’irrigazione poiché i canali primari e secondari sono stati spazzati via dalla forza degli eventi. In ben dodici regioni del Paese è stato dichiarato lo stato d’emergenza, tra cui quelle in cui sono attivi i nostri progetti di filiera. Milioni di persone da sud a nord si sono ritrovate senz’acqua potabile e ogni notte, i fortunati che hanno ancora una casa, sono pronti a lasciarla per il pericolo di un nuovo e imminente straripamento.
La risposta del governo nazionale, di quelli regionali e delle municipalità, risulta molto carente. Sul campo ci sono alcune Ong, nazionali e internazionali, che non riescono ad arginare l’impatto devastante del “Niño Costero”, specie per le condizioni degli ultimi giorni e per la particolare aggressività del fenomeno climatico.