Una legge UE annacquata sulla due diligence è sempre meglio di niente

Oggi il Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea (COREPER) ha approvato la prima direttiva sul dovere di diligenza.

Oggi, durante la riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER), gli Stati membri dell’UE hanno finalmente accettato di dare il via libera alla direttiva sulla dovuta diligenza in materia di sostenibilità delle imprese (CSDDD).
La direttiva, che deve essere approvata anche dal Parlamento europeo, rappresenta però solo un compromesso annacquato che è stato raggiunto dopo un percorso frustrante che ha gravemente minato la credibilità del processo legislativo dell’UE.
Ci dispiace che l’accordo politico raggiunto nel dicembre 2023 non sia stato rispettato“, ha dichiarato Meri Hyrske-Fischer, consulente per i diritti umani di Fairtrade International. La direttiva si applicherà solo alle imprese molto grandi (passando dalla soglia di 500 dipendenti a 1000; e da un fatturato di 150 milioni di euro a 450 milioni di euro). Inoltre, è stata eliminata dal campo di applicazione la nozione di settori ad alto rischio e sono state fatte concessioni sui tempi di applicazione: solo le grandi aziende con più di 5.000 dipendenti e un fatturato superiore a 1.500 milioni di euro dovranno iniziare ad applicare le disposizioni nel 2027, per poi seguire un percorso scaglionato di adeguamento fino al 2029. “Le persone e il pianeta meritano un’azione migliore e più rapida da parte dei nostri leader“, conclude Hyrske-Fischer.

Nonostante questi inconvenienti, dopo settimane di incertezza e in una corsa contro il tempo, il verdetto del COREPER è stato comunque meglio di non raggiungere affatto un accordo.

La CSDDD da certezze e stabilisce aspettative e requisiti che probabilmente diventeranno obbligatori per un gruppo molto più ampio di aziende in futuro. Inoltre, evita il potenziale caos che si genera per orientarsi in un mosaico di leggi nazionali sulla due diligence e stabilisce un quadro giuridico comune per uniformare il campo di gioco.
Le organizzazioni Fairtrade plaudono al riconoscimento del reddito e al salario di sussistenza come diritto umano, presenti in appendice della direttiva CSDDD, rendendolo un diritto che le aziende direttamente coperte dalla direttiva devono rispettare.
“Accogliamo con favore il fatto che, in base alle disposizioni della direttiva, le aziende dovranno valutare e mitigare l’impatto delle loro pratiche di acquisto sui diritti umani e sull’ambiente e dovranno contribuire a garantire salari e redditi di sussistenza ai lavoratori e agli agricoltori”, afferma May Hylander, responsabile Fair Trade Advocacy office. Inoltre, la CSDDD pone l’accento sulla condivisione delle responsabilità, sul sostegno concreto ai fornitori e sul coinvolgimento significativo delle parti interessate come gli stessi lavoratori che sono i titolari dei diritti. “Si tratta di elementi indispensabili che hanno il potenziale per riparare gli squilibri nelle catene del valore e renderle più sostenibili”, conclude l’esperta.
Fairtrade International e il Fair Trade Advocacy Office incoraggiano il Parlamento europeo a dare seguito a questo compromesso.

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