L’impatto della fast fashion sull’ambiente

Quando ho fatto il cambio di stagione, complice il periodo di quarantena, ho pensato molto a cosa significhi essenzialità nel vestire, e a come fare in modo che il mio desiderio di spendere poco non finisca con il far pagare un conto salato a qualcun altro, o all’ambiente.

L’ambiente paga la fast fashion per noi in molti modi

Per capire quale sia l’impatto ambientale della fast fashion partiamo dall’uso massiccio di fibre plastiche di scarsa qualità: i capi sintetici in poliestere e acrilico rilasciano migliaia di microfibre a ogni lavaggio. Si stima che ogni anno un milione di tonnellate di queste fibre finiscano negli scarichi e che più di metà sfuggano ai filtri e finiscano in fiumi, laghi, oceani. I peggiori di tutti? Quegli asciugamani e accappatoi fini fini che ingombrano così poco.

Anche i sistemi di produzione di viscosa tradizionali, pur partendo da materie prime rinnovabili come la cellulosa del legno, impattano sull’ambiente per l’utilizzo di sostanze chimiche pericolose che possono venire disperse nelle falde se non trattate adeguatamente. Lo stesso vale per le fasi di colorazione o sbiancamento.

La coltivazione intensiva del cotone richiede quantità esorbitanti di diserbanti e acqua e causa deforestazione, impoverimento del suolo, prosciugamento delle risorse idriche. Per diminuire l’impatto ambientale dei tuoi acquisti in questo caso posso scegliere il cotone biologico, che consuma fino al 90% in meno di acqua rispetto a quello convenzionale, o quello Fairtrade, che grazie all’ottimizzazione dei processi riduce di un terzo il consumo di acqua.

Produttori di cotone biologico della Bio Farmer Agricultural Commodity and Service Cooperative, Kyrgyzstan @Didier Gentilhomme / Fairtrade International

La fast fashion produce (tantissimi) rifiuti

La fast fashion inoltre per sua natura aumenta la quantità di rifiuti tessili prodotti: a livello di consumo perché siamo incentivati ad acquistare più vestiti, a portarli per meno tempo e poi a buttarli; a livello di produzione invece la velocità con cui cambiano le collezioni porta a sovraprodurre e poi a scartare l’invenduto. Spesso l’abbigliamento si trasforma in rifiuto ancora prima di essere indossato una volta.

Gli abiti dismessi in buono stato possono essere recuperati e avere una seconda vita nei mercatini dell’usato e nelle distribuzioni della caritas. Ma le magliette bucate, i vestiti scuciti, i pantaloni strappati diventano solo stracci difficilmente riciclabili: una parte finisce in striscioline per l’imbottitura di pannelli isolanti destinati all’edilizia, di sedili per auto o altro. La maggior parte viene spedito nei paesi più poveri o finisce in discarica.

Scegli l’essenzialità per ridurre l’impatto ambientale

Ecco i miei consigli per comprare meno e meglio:
PER TUTTI

  1. Prezzo e valore di un capo non sempre coincidono: un prezzo alto non indica necessariamente un capo di buona fattura ma un prezzo basso è quasi certamente sinonimo di bassa qualità. E si trovano capi ben fatti a prezzi accessibili. 
  2. Non farti attrarre dal prezzo basso: valuta la portabilità e la qualità del capo, la resistenza all’utilizzo e ai lavaggi. Un capo duraturo è di gran lunga più sostenibile di un capo usa e getta. La scelta più sostenibile è comprare capi della migliore qualità che ti puoi permettere. 
  3. Impara a leggere l’etichetta (I) e a riconoscere le fibre sintetiche di derivazione petrolifera (acrilico, poliammide, poliestere, elastan). Scegli piuttosto capi in tessuti naturali e sostenibili. Se provi una tuta in 100% cotone o un maglione in lana al 100% noterai la differenza e non potrai più farne a meno. 
  4. Impara a leggere l’etichetta (II): l’etichetta è un manuale di istruzione su come trattare il capo; ci dice come lavarlo e come asciugarlo per non rovinarlo e farlo durare più a lungo. Seguire queste istruzioni aumenta sicuramente la vita media dei nostri vestiti.
  5. Compra meno capi, più portabili, di migliore qualità, che hai voglia di mettere e che siano duraturi.
  6. Scambia: se un capo è in buone condizioni, ma non ti piace più, scambialo nelle app e nei siti come Armadio Verde o partecipa a uno swap party.
  7. Prenditi cura dei tuoi capi: lavali solo quando è effettivamente necessario con temperature e centrifughe basse, fai fare qualche rattoppo o cucitura dalle sarte, riattacca i bottoni, risuola le scarpe, nutri la pelle dei tuoi stivali, cambia i tacchi. Sono accorgimenti che daranno lustro ai capi e ti faranno tornare la voglia di metterli.

PER VERE APPASSIONATE

  1. Impara a cucire e a modificare i vestiti che già hai: accorcia i pantaloni, rifai gli orli, stringi o allarga i tuoi capi. 
  2. Scatena la tua fantasia, acquista i tessuti e i cartamodelli e divertiti. Dicono che sia molto divertente e che crei assuefazione… io ci devo ancora arrivare. 

Giulia Camparsi, product manager Fairtrade Italia

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