Caffè a rischio estinzione

Prova a chiedere ai contadini qual è la loro principale preoccupazione. Molti ti risponderanno il cambiamento del clima. E non sono preoccupati solo loro. Aziende e consumatori stanno sempre di più prendendo coscienza del rischio di disponibilità di cibo in futuro.

Aziende mondiali, da Lavazza a Starbucks, lo vedono come una minaccia per le loro filiere di approvvigionamento ed è il motivo per cui molte di esse hanno iniziato a investire in programmi di sostenibilità, in collaborazione con marchi di certificazione come Fairtrade.

I produttori dei Paesi in via di sviluppo non solo sono i più colpiti dal cambiamento climatico, ma sono l’anello più debole della catena produttiva e quelli meno in grado di sopportarne gli effetti.

Anche i consumatori, secondo una recente ricerca, temono le conseguenze per le condizioni di vita dei produttori agricoli e prestano più attenzione a modelli di produzione sostenibile del cibo. ll rischio percepito riguarda anche l’aumento dei prezzi finali, se l’offerta di prodotti si ridurrà e non riuscirà a soddisfare la domanda.

Le conseguenze per la produzione del caffè

Nel caso del caffè, in particolare, la ricerca suggerisce che il tempo sta per scadere. Secondo i risultati di “A Brewing Storm: the climate change risks to coffee”, uno studio elaborato dal Climate Institute e da Fairtrade Australia, il 50% delle terre coltivate a caffè scomparirà entro il 2050, costringendo le produzioni a spostarsi dall’Equatore a zone montagnose temperate, causando ulteriore deforestazione e  riscaldamento globale.

Il caffè ha bisogno di un clima particolare e, se la temperatura aumenta, la resa diminuisce o addirittura si perde l’intero raccolto. Molte ricerche hanno dimostrato ad esempio che la varietà Arabica è a rischio di estinzione, perché la sua pianta è piuttosto vulnerabile alle malattie e al cambiamento climatico.

Volatilità dei prezzi e mercato instabile

Molti Paesi, la cui stabilità economica si regge sull’esportazione del caffè, come Honduras, Nicaragua, Vietnam e Guatemala, sono ancora più a rischio e subiscono gli effetti del climate change sin dagli anni ’90. Un’ulteriore sfida per la sopravvivenza della maggior parte dei piccoli produttori di caffè e dei lavoratori sono i prezzi bassi e i salari da fame. Attualmente, molti di essi si trovano in una posizione precaria in un mercato caratterizzato da un eccesso di offerta. L’inesorabile volatilità dei prezzi impedisce loro di pianificare in anticipo la produzione o di prendere misure per adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici. In questo momento sono più concentrati nel fare quadrare i conti, piuttosto che investire in tecniche agricole, attrezzature o in corsi di formazione, che potrebbero aiutarli a proteggersi.

Le due più grosse minacce per le piante di caffè sono la ruggine bruna, una malattia che ha letteralmente distrutto le coltivazioni dell’America Centrale quando l’aumento delle precipitazioni ha creato le condizioni ideali per il diffondersi di questo fungo. Il risultato è stato una perdita di circa 500 milioni di dollari nel 2012-13, mentre un parassita, la piralide che attacca le bacche di caffè, è causa di una quantità simile di danni ogni anno.

Gli agricoltori e i lavoratori portano tutto il peso di questi problemi sulle loro spalle, ma è l’intero mercato ad essere a rischio. Più le temperature globali si innalzeranno, maggiori saranno le probabilità di estinzione delle coltivazioni di caffè e di diminuzione delle forniture. Pertanto le aziende devono agire ora e aumentare gli sforzi e gli investimenti per affrontare i rischi posti dai cambiamenti climatici. E possono farlo, lavorando in partnership con Fairtrade.

Fairtrade affronta il cambiamento climatico

I piccoli agricoltori del sistema Fairtrade devono rispettare rigorosi Standard che proteggono l’ambiente e a loro volta ricevono il Prezzo Minimo Fairtrade per il loro caffè, che li protegge dalla volatilità del mercato. Oltre alle vendite, l’ulteriore Fairtrade Premium può essere investito in progetti ritenuti prioritari dalla maggior parte degli stessi agricoltori.

Solo nel settore del caffè, Fairtrade garantisce che almeno il 25% di questo Premio – pari circa € 10 milioni all’anno – deve essere speso per migliorare la produttività e la qualità del prodotto, e ciò include l’impegno da parte delle aziende a rispondere ai cambiamenti climatici.

L’iniziativa dei Fairtrade Carbon Credits ha l’obiettivo di fornire ai produttori uno strumento per ridurre le emissioni di CO2, migliorando la loro resilienza. Nei luoghi più colpiti, per esempio nelle comunità ancora colpite dalla ruggine, Fairtrade è intervenuta ulteriormente, attraverso il suo programma Deepening Impact Programme.

I consumatori vogliono scegliere quelle marche che garantiscono condizioni commerciali eque per i piccoli produttori e le loro comunità. Di fronte all’aumento dell’incertezza e del rischio per le nostre forniture di caffè, probabilmente cresceranno le pressioni da parte dell’opinione pubblica e nasceranno più campagne di sensibilizzazione per chiedere che le aziende e i governi di tutto il mondo facciano la loro parte.

Noi di Fairtrade chiediamo loro di rispondere prima che sia troppo tardi.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su The Guardian l’1 settembre 2016 ed è qui riprodotto per gentile concessione.

Traduzione: Ufficio comunicazione Fairtrade Italia.

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