Rapporto annuale di attività 2015

Alla presenza di aziende partner, giornalisti e dei principali stakeholder di Fairtrade Italia, mercoledì 8 giugno al Centro Congressi Stelline di Milano si è svolto l’evento di presentazione del Rapporto annuale di attività.

Thomas Zulian, Product & Key account manager di Fairtrade Italia, ha fatto il punto sul commercio equo certificato in Italia dell’anno 2015: i volumi di fatturato, il numero di prodotti certificati disponibili nel nostro Paese, i produttori coinvolti, il reddito generato e il premio aggiuntivo investito in progetti di sviluppo delle loro comunità.

L’intero report “Azioni locali per obiettivi globali” è consultabile online su Annualreport.fairtrade.it.

Volumi in crescita in Italia. La parte del leone è sostenuta dalle banane, che da sole fanno più del 50% a volume del complessivo dei prodotti, superando le 10.000 tonnellate. Seguono lo zucchero (+30% rispetto al 2014) il caffè (+10%) e il cacao (+7%).

Circa il 57% del valore (45% in volume) dei prodotti Fairtrade venduti in Italia nel 2015 è anche certificato biologico, confermando un interesse consolidato dei consumatori agli acquisti sostenibili ed etici.

Segno più anche per i dati relativi all’export realizzato dalle aziende italiane, a testimoniare l’acquisizione crescente di nuovi spazi di mercati esteri grazie al sistema Fairtrade.

Premio aggiuntivo per le comunità. Del buon andamento commerciale hanno beneficiato in primo luogo i produttori che, grazie a questi volumi di vendita, hanno potuto investire un premio aggiuntivo di oltre 1,2 milioni di dollari nel rafforzamento delle loro organizzazioni, in tutela ambientale, in sanità e istruzione per le loro comunità.

“Il trend positivo di crescita confermato anche nel 2015 è un segnale chiaro: i consumatori italiani premiano le pratiche produttive responsabili verso ambiente e comunità localiha dichiarato Paolo Pastore, Direttore di Fairtrade Italia – A piccoli passi, registriamo comunque una crescita a due cifre, con un valore al consumo di circa 100 milioni di euro. In Italia 145 aziende sono partner del circuito Fairtrade e con 700 item di prodotto diversi siamo presenti in oltre 5.000 punti vendita. Produttori e lavoratori, importatori e aziende, ONG e consumatori, hanno condiviso la visione di un sistema che si migliora sempre e che vuole avere un impatto sempre più profondo”.

L’incontro ha rappresentato un’occasione per approfondire il tema del cambiamento climatico e di come influirà sul futuro delle coltivazioni delle materie prime più importanti del mondo, sulla loro qualità e disponibilità, nonché sul posizionamento e prezzo.

Cesare Zanasi, docente di Economia delle imprese e filiere agroalimentari presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna: “Il cambiamento climatico sta già colpendo pesantemente le produzioni agricole e le società dei Paesi in via di sviluppo: elevate temperature e siccità da un lato, aumento delle precipitazioni e gelate dall’altro, stanno colpendo le coltivazioni di caffè in Africa e America Latina, di in India e Africa Orientale, di cacao in Africa Occidentale. Per i piccoli e medi produttori e trasformatori, contenere gli effetti e adattarsi al cambiamento climatico è complesso e costoso, a causa dell’esistenza di importanti barriere tecniche, economiche e culturali. È necessaria quindi un piano globale e “multistakeholders” che coinvolga imprese, politici, cittadini, organizzazioni della società civile e il mondo della finanza. Il sistema di Fairtrade è un esempio perfettamente in linea con queste linee strategiche”.

Un ulteriore contributo al tema è stato poi fornito da Vitaliano Fiorillo, Ph.D. Docente di Produzione e tecnologia allo SDA Bocconi School of management e autore del libro “Il futuro del biologico”: “Il cambiamento climatico cambierà i pattern di consumo per scelta (per i Paesi sviluppati) e per necessità (regioni povere). I sistemi distributivi dei Paesi industrializzati oggi sono fortemente dipendenti da trasporti su lunghe distanze, mercati centralizzati e fonti di approvvigionamento concentrate. Le politiche commerciali globali dovranno invece essere calibrate per ribilanciare la disparità nella distribuzione del cibo tra regione e regione, e per rendere l’intero food system più resiliente”.

Il meeting ha infine ospitato l’intervento di Jorge Laimito Quispe, presidente della Cooperativa Agraria Cacaotera Acopagro, prima esportatrice di cacao biologico del Perù, impegnata in un importante progetto di riforestazione dell’area in cui opera, nella regione di San Martìn.  Terre un tempo ostaggio del narcotraffico, così come racconta lo stesso presidente: “Acopagro produce e commercializza cacao da 19 anni nella regione di San Martìn in Perù, dove prima tantissimi contadini si dedicavano alla coltivazione illegale della coca. Da quando siamo entrati a far parte del sistema Fairtrade, abbiamo potuto investire sulla qualità del nostro cacao migliorando anche la qualità della vita delle nostre famiglie e delle nostre comunità. Ci prendiamo cura dell’ambiente: oltre a seguire i metodi dell’agricoltura biologica, abbiamo piantato due milioni di alberi destinati alla riforestazione dell’area in cui operiamo, per evitare l’erosione del suolo. Per questo abbiamo ricevuto in concessione dal governo regionale 110.000 ettari di bosco per 40 anni”.

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