Fairtrade risponde al servizio di Internazionale: L'equo e solidale esiste ancora?

La risposta di Fairtrade al servizio di Internazionale: “L’equo e solidale esiste ancora?
Il commercio equo è lontano dell’estinzione, come potranno testimoniare milioni di agricoltori, lavoratori, aziende e consumatori che credono nella costruzione di un commercio giusto. Il commercio equo finirà solo quando un commercio equo e giusto sarà la norma e non l’eccezione.
La certificazione Fairtrade ha portato benefici tangibili per i contadini e i lavoratori in tutto il mondo. Raggiungere accordi commerciali migliori per gli agricoltori e i lavoratori dei paesi in via di sviluppo è sempre stato e sempre sarà il cuore della missione di Fairtrade. Fairtrade è l’unico standard di sostenibilità indipendente che offre ai produttori una rete di sicurezza essenziale, stabilendo un Prezzo minimo per tutte le principali materie prime. Il Premio Fairtrade fornisce un fondo addizionale ai contadini e ai lavoratori, che possono investire in quello che ritengono più necessario.
Tuttavia, Fairtrade non ha mai preteso di poter risolvere gli squilibri del mercato mondiale da sola o che la sola certificazione fosse la risposta alla povertà e ad altre sfide delle filiere globali. Fairtrade restituisce più valore ai contadini e ai lavoratori, in modo che possano ottenere una quota più equa dei benefici del commercio globale.
Sempre più imprese stanno lavorando con Fairtrade e ci sono partner che continuano ad accrescere il loro impegno. Le vendite di prodotti Fairtrade continuano a crescere, portando impatto agli agricoltori dei paesi in via di sviluppo.
Fairtrade saluta positivamente tutti gli sforzi per offrire informazioni sulle sfide affrontate dai contadini e dai lavoratori nelle catene di fornitura globali, inclusi quelli di un giornalismo responsabile e accurato. È spiacevole che l’articolo di Internazionale, che riprende l’originale pubblicato sul Guardian, contenga un certo numero di imprecisioni che avrebbero potuto essere corrette prima della pubblicazione.
“Periodicamente, (Fairtrade) invia degli ispettori in giro per il mondo per assicurarsi che gli affiliati continuino a rispettare i parametri stabiliti”.
Per controllare il rispetto degli standard Fairtrade le organizzazioni di produttori e di commercializzazione vengono controllati da FLOCERT come certificatore indipendente per il sistema Fairtrade. FLOCERT è a sua volta controllato da un altro organismo indipendente.
“Fairtrade chiede alle imprese esportatrici di pagare un prezzo minimo per i prodotti delle cooperative agricole se i prezzi di mercato crollano”.
Il Prezzo Minimo Fairtrade funziona come una rete di salvataggio per i contadini quando i prezzi di mercato vanno sotto un livello sostenibile. Quando il prezzo di mercato è più alto del Prezzo Minimo Fairtrade, chi compra deve pagare il prezzo più alto.
“A maggio del 2017, senza nessun preavviso, la Sainsbury’s ha annunciato che i tè del suo marchio non sarebbero più stati certificati da Fairtrade”.
Sainsbury non ha mai smesso di vendere tè certificato Fairtrade. I clienti di Sainsbury possono comprare tè certificati Fairtrade e anche banane con il marchio del distributore, caffè, cioccolata e fiori. Molti tè con il marchio Fairtrade sono in vendita da Sainsbury.
“(Fairtrade) Arruola tra le sue file agricoltori e cooperative agricole chiedendo che siano rispettati i suoi standard”.
Fairtrade non “arruola”, sono i produttori che decidono in maniera volontaria di aderire al sistema. Fairtrade offre supporto per quelli interessati e assistenza sui benefici della certificazione.
“Per le aziende, però, il nocciolo della responsabilità etica nei confronti dei produttori è definito dal prezzo”.
Questo non è vero. Le aziende devono adempiere a tutti gli aspetti dello Standard Fairtrade per i trader. Come il prezzo, lo standard copre la composizione dei prodotti, la tracciabilità, i contratti equi, il prefinanziamento, l’integrità del rapporto commerciale e altre buone pratiche che assicurano che i prodotti certificati Fairtrade siano commercializzati in modo equo e sostenibile.
“Il colosso mondiale della pasticceria Mondelēz ha ritirato dalla certificazione Fairtrade molte delle sue tavolette di cioccolato, per inserirle in un sistema di certificazione interno chiamato Cocoa life”.
Mondelez non si è ritirato da Fairtrade. Fairtrade è un partner di Cocoa life e FLOCERT, l’organismo indipendente di certificazione per il sistema Fairtrade, verifica in modo indipendente la catena di fornitura di Cocoa Life. Cadbury e Fairtrade hanno annunciato una nuova partnership globale tra Cocoa Life e Fairtrade per supportare il passaggio di Cocoa Life ai brand di Cadbury, migliorando così la portata e l’impatto per i contadini del cacao e le loro comunità. Come risultato, in Inghilterra, ora il volume di cioccolato di Cadbury, fatto con cacao sostenibile, è aumentato di cinque volte.
“Anche sui presunti vantaggi per gli agricoltori sono stati avanzati dei dubbi. Nel 2014 c’è stato uno scontro tra Fairtrade e un’équipe di ricercatori della Soas university di Londra”.
Quattro anni fa c’è stato un sottile disaccordo sulla metodologia di ricerca dello studio di Soas dal momento che Fairtrade credeva che il suo raggio d’azione fosse troppo ristretto per indurre qualsiasi generalizzazione sull’impatto di Fairtrade a livello globale. Detto questo, dalla pubblicazione dello studio abbiamo lavorato in stretto contatto con il gruppo di ricerca per ascoltare il loro punto di vista e capire meglio le loro conclusioni. Per aggiungere ulteriori informazioni di contesto, date un’occhiata all’intervista pubblicata su 3ie blog che parla del loro studio del 2017 sull’impatto della certificazione. Fairtrade è un’organizzazione in continua formazione e siamo sempre aperti nei confronti di feedback e stimoli costruttivi. Noi stessi stiamo investendo nel monitoraggio del nostro impatto in modo da creare il massimo beneficio per i contadini e i lavoratori in futuro. Pubblichiamo anche una serie di ricerche sul sito di Fairtrade International.
 

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