Gli anacardi? Compriamo quelli “giusti”

È vero che gli anacardi rilasciano sostanze tossiche che provocano danni alla salute dei produttori? È vero che la loro produzione sottopone i raccoglitori e i lavoratori a condizioni di sfruttamento? Ne hanno parlato anche alcuni articoli che sottolineano i costi umani nascosti dietro un frutto molto apprezzato per le sue qualità nutrizionali. E così abbiamo chiesto alla cooperativa Chico Mendes, che collabora da molti anni con organizzazioni di produttori Fairtrade, di chiarirci un po’ la situazione.

Le piante di anacardo, nel sudest del Brasile.
Le piante di anacardo, nel nordest del Brasile. ©Chico Mendes

Riceviamo spesso mail in cui i consumatori ci chiedono allarmati se i nostri anacardi sono crudi e quindi velenosi. Rispondiamo che gli anacardi che trovano nelle nostre confezioni sono un alimento dalle eccellenti qualità nutrizionali, ricchi di grassi monoinsaturi “buoni” per la nostra salute. E se è pur vero che in natura gli anacardi contengono una resina fenolica tossica oltre che acido anacardico e in piccolissimi valori anche l’urushiol, una sostanza tossica, è vero anche che prima di arrivare sulla nostra tavola subiscono lavorazioni e trasformazioni molto complesse che li rendono non solo innocui ma anche buonissimi da consumare esaltandone le proprietà nutritive.

Contengono acido oleico, grande alleato per il benessere dell’apparato cardiocircolatorio, e grazie all’abbondanza di sali minerali, tra cui potassio, magnesio, ferro e selenio, contrastano i danni provocati dall’invecchiamento cellulare e favoriscono il buon funzionamento del sistema nervoso, delle ossa e del tessuto muscolare.

Il frutto dell'anacardo
Il frutto dell’anacardio. ©Chico Mendes

Dopo la raccolta, i nostri anacardi subiscono un processo di trattamento con vapore a pressione in autoclave che favorisce la separazione dei tegumenti interni dal guscio, successivamente vengono sgusciati a macchina e le macchine utilizzate vengono costruite localmente da aziende artigiane, contribuendo ad un circuito virtuoso che aumenta il valore aggiunto per il territorio.

In seguito vengono rimessi in forno per il distacco dell’ultima pellicola aderente alla noce, operazione che viene realizzata a mano da operatrici specializzate nelle fabbriche.

Vengono poi spediti alle centrali di raccolta dove verranno selezionati per dimensioni da esperti operatori e impacchettati sottovuoto per l’esportazione.

Laboratorio per la lavorazione degli anacardi
Laboratorio per la lavorazione degli anacardi. © Chico Mendes

I produttori fair trade hanno perfezionato nel tempo sistemi di lavorazione degli anacardi che hanno migliorato moltissimo le condizioni di lavoro degli operatori coinvolti.

Dal punto di vista ambientale, già da anni per i forni si utilizzano i residui della potatura e dello sgusciamento, contribuendo ad un risparmio notevole di energie fossili. Appositi filtri sono inoltre applicati ai camini dei forni per eliminare i composti tossici della combustione.

La remunerazione degli operatori fair trade è stabilita sulla base di un compenso orario calcolato in maniera da superare la paga minima stabilita per legge in Brasile.

I nostri produttori

Altre notizie che circolano su questi frutti riguardano le condizioni di miseria, sfruttamento e perfino morte di lavoratori e contadini dei paesi poveri.

Non è così per quello che riguarda gli anacardi importati dalla cooperativa Chico Mendes-Modena.
I produttori di anacardi certificati Fairtrade del nordest del Brasile, che sono nostri fornitori, rappresentano circa 450 famiglie di soci.

Nelle zone di produzione, Piaui e Cearà, gli anacardi crescono dove sarebbe impossibile la coltivazione di qualsiasi altro prodotto da reddito a causa del clima arido e secco e delle piogge scarse che spesso sono inferiori a 200 mmm/annui. Questa pianta frugale e resistente che si auto amputa i rami per non morire in anni di siccità prolungata, rappresenta veramente l’unica possibilità di vita per le famiglie dei soci, insieme ai pochi ortaggi per autoconsumo che, grazie al loro ciclo breve, prosperano esclusivamente nel periodo delle piogge.

Le norme e i criteri applicati per la certificazione Fairtrade in tutta la filiera, dalla coltivazione all’esportazione, già da molti anni garantiscono che la coltivazione sia rispettosa dell’ambiente e della biodiversità: non si pratica più la bruciatura delle foglie e dei residui di potatura in campo, che vengono invece reincorporati al terreno aumentandone la fertilità. Anche l’applicazione di fitofarmaci e pesticidi è regolamentata da severi disciplinari a tutela della salute degli agricoltori, dell’ambiente e dei consumatori.

Il direttivo della cooperativa di produttori di anacardi Cocajupi.
Il direttivo della cooperativa di produttori di anacardi, Cocajupi. © Chico Mendes

Processi democratici e trasparenti

Le organizzazioni di produttori hanno scelto la certificazione Fairtrade e di esportare per sfuggire ad un circuito economico dominato da intermediari che in anni di produzione abbondante, come sono stati fortunatamente questi ultimi, pagano al produttore prezzi da fame, seguendo la logica della domanda e dell’offerta del mercato convenzionale.

Fairtrade, attraverso contratti tracciabili gestiti in forma trasparente e pubblica, stabilisce un Prezzo minimo per kg al di sotto del quale non si può scendere, oltre ad un Premio per Kg di prodotto esportato che le cooperative utilizzano liberamente per migliorie produttive o altri scopi (sociali, assistenza tecnica, ecc.). Negli ultimi anni i produttori hanno investito decine di migliaia di dollari di Premio Fairtrade per il miglioramento e l’equipaggiamento delle loro sedi, per aumentare le condizioni igieniche e il confort dei lavoratori nelle fabbriche e per l’assistenza tecnica alle loro associazioni, in termini di personale e materiali.

Dove prima i coltivatori si confrontavano da soli con commercianti privati, con scarso o nessun potere di negoziazione, adesso ci sono associazioni che in forma organizzata elaborano e gestiscono progetti, allacciano legami con reti di organizzazioni, ricevono fondi e assistenza tecnica dalla fondazione del Banco do Brasil (FBB) e dagli enti statali, partecipano a fiere ed eventi internazionali e nazionali in tutto il Brasile, proprio come succede alle nostre cooperative italiane.

Il frutto dell'anacardo prima della raccolta
Il frutto dell’anacardo, prima della raccolta. © Chico Mendes

Buoni per tutti

Nelle loro piccole cooperative affiliate alle Centrali lavorano decine di persone durante la stagione di lavorazione del prodotto, figli e mogli dei soci che non hanno più bisogno di emigrare verso le loro metropoli per sopravvivere, ma che partecipano attivamente all’economia delle loro città, orgogliosi di rappresentare un modello di sviluppo da seguire per la gioventù locale.

L’export garantisce entrate annuali per oltre 300.000 euro a queste due piccolissime organizzazioni che esportano più di 30.000 kg all’anno di anacardi di eccellente qualità verso il commercio equo italiano.

I nostri anacardi non sono buoni solo per i nostri spuntini e per la nostra salute ma sono buoni anche per chi li produce, contribuendo a creare un circuito di valore e di sviluppo per tutta la comunità.


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