Più pace e giustizia in Colombia

In Colombia il mese scorso è stato firmato un accordo storico che ha finalmente messo fine a un conflitto decennale che ha visto gli agricoltori perdere le proprie terre e causato 220.000 morti, oltre a circa 6,7 milioni di sfollati.

Le piantagioni di banane nella regione di Urabá erano diventate veri e propri campi di battaglia nello scontro tra i guerriglieri e i paramilitari: l’uccisione di 8.000 persone, tra dirigenti e membri dei sindacati, ha fatto crescere lo sconforto e la sfiducia tra i bananeri.

In questi anni in cui un’intera nazione ha a lungo invocato la pace, gli sforzi all’interno delle piantagioni Fairtrade volti a migliorare le condizioni dei lavoratori, dare voce ai loro bisogni e promuovere la tutela dei diritti umani fondamentali, hanno contribuito a costruire quella società giusta e inclusiva di cui il Paese ha ora bisogno.

Harold Suarez ha 32 anni e lavora nella piantagione di banane Fairtrade “Montesol”. Harold ha lavorato duramente per costruire una vita migliore per sé, la sua comunità e i suoi compagni: “Lavoro da 10 anni nel settore delle banane. Vivo in Urabá, una regione che conta 20.000 ettari di piantagioni di banane e che impiega circa 38.000 lavoratori. La gente arriva da tutta la Colombia per lavorare qui, in quella che è considerata la terra delle banane. Tutti abbiamo sofferto molto a causa di una violenza che nel nostro Paese ha radici storiche e dei problemi economici ma, giorno dopo giorno, stiamo costruendo una regione migliore.

Montesol ha ottenuto la certificazione Fairtrade da cinque anni. Sono orgoglioso di rappresentare gli altri lavoratori e di trattare con il proprietario della piantagione in qualità di rappresentante sindacale, per tutelare i loro interessi. Abbiamo un contratto collettivo che regola i salari, i diritti e i benefit.

Il contratto prevede corsi di formazione gratuiti su temi riguardanti i diritti dei lavoratori, tra cui la non discriminazione, l’inclusione di genere e il divieto del lavoro minorile. La Colombia è incredibilmente varia, nella mia regione ad esempio convivono più di 30 differenti gruppi etnici.

È quindi importante assicurarsi che le persone di diverse etnie, culture e genere non vengano trattati in modo differente, un problema che ho affrontato quando ho iniziato a lavorare in questo settore.

Semplici cambiamenti come ricevere abbigliamento da lavoro e attrezzature adeguate – condizioni previste dagli Standard Fairtrade – fanno una grande differenza. Molte piantagioni non godono di simili benefici.

Quando lavoravo per una piantagione di banane convenzionali non riuscivo a disporre di risorse economiche sufficienti e inoltre avevo minori opportunità di crescita professionale. Sia io che gli altri lavoratori non potevamo permetterci di mandare i nostri figli a scuola o all’università, sia per motivi economici sia per il difficile accesso, dal momento che la maggior parte delle università  erano lontane 500 km. In Montesol, invece, abbiamo potuto dedicare parte del Premio Fairtrade all’istruzione, offrendo così un’opportunità alle nostre generazioni future. Finora abbiamo speso 30.000 dollari in questo. E anch’io ne ho beneficiato, infatti ho recentemente completato un corso professionale in gestione delle finanze.

Il Premio Fairtrade è stato inoltre utilizzato per costruire nuove case per i lavoratori in difficoltà. Il piano casa è stato cofinanziato dal governo per aiutare i lavoratori sfollati. Senza questo programma, gli operai avrebbero dovuto affittare case davvero invivibili, senza piani adeguati o pareti e che costringono famiglie di sei o più persone a stiparsi in una stanza. È stata una grande benedizione ottenere la certificazione Fairtrade e aver ricevuto questo sostegno economico e sociale. Ha cambiato la vita di molte persone”.

Questo articolo è comparso per la prima volta sul Guardian il 15 luglio 2016. Traduzione: ufficio comunicazione Fairtrade Italia.

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